A volte dimentico che de-cidere etimologicamente significa tagliare. Anzi, tagliare via, mozzare. Meglio, dunque, se è un progetto ben preciso a guidarci, soprattutto quando in mano abbiamo forbici vere. Quando il materiale che abbiamo a disposizione ci aspetta sulla nostra scrivania in un numero limitato di fogli. Mi piace peró pensare che anche dagli scarti e dai ritagli possa nascere qualcosa di bello: c’è un gusto bambino nel giocare con quelle forme inaspettate, è avvincente, liberatorio.
Per accompagnare il regalo di nozze di un’amica , ho progettato e realizzato questo semplice mobile, pensando potesse piacere anche alla sua splendida bambina. Un rametto di ciliegio, della leggerissima carta per origami pronta a svolazzare ad ogni refolo di vento, del filo da pesca. Riposte le forbici e la colla nella scatola, rimanevano peró sparsi sul tavolo ritagli di varie forme e colori, il cui richiamo è stato irresistibile.
Nel silenzio della casa ormai addormentata, il mio dito ha cominciato a muoverli e ad accostarli obbedendo solo al magnetismo di una curva, al condizionamento di uno spazio vuoto, all’autorevolezza di una linea. Il risultato è questo collage che è diventato poi biglietto d’auguri, viatico per la loro vita insieme. Forse quadretto. Comunque un inaspettato divertimento.
[…] *Avete capito di chi sto parlando? Noo? Allora correte a leggere di Antonio Skármeta, Il postino di Neruda, Superpocket Garzanti, 6.500 lire (hihihi). Se invece siete curiosi di sapere da dove arrivano tutti quegli uccellini di carta origami cliccate qui. […]
Li vedo, li vedo: wooooooooooow !!!