Il gioco ormai l’ha imparato anche la mia piccola Anna: con un po’ di Didò in mano tutto è possibile. Soprattutto, ogni cosa puó essere utilizzata per rendere più divertente il risultato della nostra ondata creativa.
Lui è il polpo Bad che vien al mare. Qui sotto c’è Tit che viene dalla città, che non è Parigi… (specifica Anna roteando il ditino, con la nonchalanche di chi ha lì la sua seconda casa…).
Gli stuzzicadenti rovesciati sul fondo del cassetto ormai un po’ sporchini sono stati trasformati in un bel riccio.
Le rondelle senza più casa in un mostro milleocchi.
Ovviamente il gioco è contagioso e alla fine tutto diventa utilissimo: chiavi che non aprono più niente sono nasi perfetti o chitarre per mostrilli musicisti; vecchi fermagli e clips, viti e bulloni, diventano braccia e gambe perfette; bottoni in disuso e pezzettini di Didó rotti si reinventano come occhi, nasi e bocche.
Anche la componentistica elettronica non è da sottovalutare. Questi sono Ded (quello gonfio) e Boz (quello basso un po’ gamolino…?? se lo dice lei…), frutto dell’unione mistica con dei microswitch (più banalmente, interruttori). Alla fine lo so… a uscire di casa saremo noi!