Quando posso, vado sempre al Mammacheblog o al Mammacheblog Creativo, tanto che è quasi una ricorrenza da segnare in rosso sul calendario: è grazie ai suoi panel che Oltreverso, anni fa, ha fatto il suo debutto in società, e la prima volta non si scorda mai.

Ci pensavo alla fermata del pullman, alle sei del mattino, le mani ghiacciate infilate dentro alle tasche, Ben Harper nelle cuffiette, il naso nascosto tra le pieghe dello sciarpone di lana.

Ci pensavo sul treno, mentre l’alba faceva fumare quelle distese di campi brinati dal gelo notturno, e ritagliava nel nero le silhouette schierate degli alberi.

Ci pensavo arrivata alle Fonderie Napoleone, mentre, guardandomi intorno, percepivo come sempre, prima di tutto, le differenze.

Rispetto agli anni scorsi, alle aspettative, al chi sono e al chi ero, alle risposte avute in cambio alle domande che covavo dentro.

Il Mammacheblog, per una parte di me, è sempre un po’ come una festa. Vuol dire rivedere delle compagne di avventura, poter parlare di cose per cui la gente di solito ti prende per matta, sentir raccontare le storie, le motivazioni e le strade intraprese da altre blogger, riabbracciare amiche della rete e stringere la mano ad artiste eccezionali (come la mitica Pollaz!).

Stavolta, però, oltre alla gioia sempre immensa di riabbracciare persone a cui tengo nel profondo, ho sentito emergere con forza dirompente l’esigenza di cambiamento che da tempo sto covando dentro: abbracciare le passioni delle altre era, ogni volta, come rivedermi allo specchio.

Vuoi in quei timori iniziali. Vuoi nella sbrigliata navigatezza di chi ha già passato la prima e la seconda boa, piuttosto che nei dubbi amletici di chi sta mettendo tutto sulla bilancia per soppesare i pro e i contro di ciò che ha vissuto.

Così come nel desiderio di alcune di mollare tutto, riprendendosi in mano ogni minuto della vita vera, o di altre, disposte a reinvestire in una trasformazione del proprio blog, rinnovando la grafica e il pensiero sottesi a questa vita parallela, virtuale forse, ma altrettanto vera.

E io dove sto? A che punto sono? E voi, voi dove state andando? E perchè?

Sentir raccontare da molte delle donne invitate al panel (il programma completo lo trovate qui) il proprio percorso, mi ha poi fatto un regalo, inaspettato.

Sapete cos’ho imparato? Che bisogna, ad un certo punto, permettersi il cambiamento e uscire dalla propria comfort zone, che poi magari è un attimo scoprire che non era tale.

Non fraintendetemi: dietro i percorsi di tutte ci sono tanto studio, notti in bianco, domeniche al pc mentre gli amici sono in montagna, figli lasciati dalla nonna qualche ora in più di quel che si vorrebbe, immensa passione e il riconoscimento di molti, ma anche un fatidico momento in cui hanno allacciato le cinture e hanno provato a buttarsi, seguendo quel bisogno vitale d’aria nuova, che aveva tracciato per loro una nuova strada da imboccare. Così eccomi, in pochi giorni, a parlar di nuovo di fiducia.

Forse ha ragione Cesare Pavese: è legge della vita che si gode solamente ciò in cui ci si abbandona pienamente.

Iniziamo subito a darci da fare, allora, avendo cura del nostro lavoro ordinario finché i nostri progetti non reggeranno la prova del business plan, ma non smettiamo mai di immaginare e di rimetterci in gioco, rispettiamo il nostro desiderio di cambiamento. Il resto, credo, verrà da sé.
P.S.: Ho aperto un account su Periscope, al volo, senza premeditazione né preparazione. Condividerò su Facebook il video della diretta…
P.S.2: un grazie speciale a Rita di Faccio e Disfo, lei sa perchè
<3 il cambiamento arriva, certe volte te lo ritrovi tra le mani e non puoi farne a meno, altre volte te lo devi andare a cercare. Ascolta la pancia e vai! <3
Comunque sia, tu rimarrai nel taschino <3 <3 <3
Ripenso a quelle chiacchiere sul divanetto e mi commuovo della strada e della compagnia gratuita e operosa che sei per me. Grazie Paola. Io tifo come una forsennata per questo tuo desiderio di cambiamento. Li senti i cori?
Li sento, quasi non ci credo, mi emoziono ancor di più, ci voglio credere anch’io. Che bello che sei lì!
Un post bellissimo in cui molte di noi si ritrovano sicuramente.Un’altalena di insicurezza, mal di pancia, eccitazione esagerata e sensazione di buono. Paola, io ti abbraccio, ci sono!
Gaia, ti sentooooooo! Mannaggia se ti sento! Le gambe tremano, ma se lo fanno è perchè hanno messaggi per me! Stavolta le ascolteró…
Cara Paola, mi ha fatto tanto piacere conoscerti sabato! Tifo anche io per te, per me, per tutte quelle di noi che vogliono un cambiamento!
Un forte abbraccio
Eli
Teniamoci strette che di energie ce ne vogliono tante e la vicinanza le fa crescere esponenzialmente!!!
[…] di Milano. Dove mi porterà questa nuova strada, non lo so, ma alla fine, quel che conta, è che mi sono ascoltata. Mi sono permessa il cambiamento e sono uscita dalla mia comfort zone. Partite con me? O come […]