Wilma Strabello, qui ad Abilmente nell’Atelier crochet e tricot per la cornucopia di frutta e verdura Omaggio all’Expo, è un vero punto di riferimento per la storia dell’handmade in Italia.

Parte di quella generazione di bambine alla quale è stato insegnato con il latte a lavorare a maglia, all’uncinetto e a tenere l’ago in mano, ha poi sperimentato e creato le tecniche più disparate, dal silk sibbon al fil di ferro, dal ricamo agli scoubidou.

Vi basta googlare il suo nome per scoprirla affermata e autrice di manualistica femminile e per bambini, votata con entusiasmo alla condivisione dei processi creativi, e per scoprire che è ora tornata al suo primo amore: l’uncinetto.

Il suo Arcimboldo – presentato già all’edizione di ottobre – è stato il mio benvenuto ad Abilmente, la prima cosa vista dopo l’inaugurazione, e lei era proprio lì davanti a me, un fiore a crochet tra i capelli.

Mi ha raccontato il suo grande entusiasmo per questa nuova vita dell’uncinetto – da sempre per lei terapeutico contro le difficoltà della vita, così come ogni attività creativa – che nel tempo ha saputo reinventarsi, andare oltre il centrino di pizzo e l’asciugamano tipici della nostra cultura, imitando e reinterpretando la realtà, diventando ancor più socializzante. E io, questo suo entusiasmo, me lo sono bevuto tutto.

Mentre la ascoltavo pensavo al suo percorso creativo, a quello di noi tutte. Al fatto che, dopo aver dato notevole impulso al settore della manualistica femminile, “visto che è una ragazza “moderna”, si è fatta il blog!”. Alla meravigliosa nonna che sulla navetta mi raccontava che per terminare la sua coperta crochet ci ha messo 40 anni, ogni fila di granny square (quadrati all’uncinetto) a segnare un periodo o un evento. Pensavo a mia figlia di 6 anni che prima che partissi per Vicenza ha preso l’uncinetto in mano e mi ha detto “Mamma, mi fai fare la catenella?”. E a me e Paola di We make a pair, blogger ufficiali di Abilmente, alle prese con un filo in parte nuovo da dipanare.

Solo stamattina, durante il convegno Manualità creativa e scenario delle nuove professioni, ho messo insieme tutti questi puntini di sospensione che da ieri mi frullavano in testa, proprio come ci hanno raccontato le meravigliose creative che sono state invitate a raccontare il proprio percorso lavorativo al tavolo dei relatori (Luisa De Santi aka Crochetdoll, Emanuela Tonioni di Detto Fatto, Eleonora Giuffrida aka Miss cake, Monica Dal Molin di Incartesimi, Mariadele Colombo di Stamperia, Emma Fassio, Luca Zagliani e Carmen Fantasia).

Per restare in tema vi cito Luisa De Santi – fiber artist e designer tessile continuamente alla ricerca di nuove potenzialità espressive per il suo uncinetto creativo che voi già conoscete come Crochetdoll – che raccontava di come a volte il percorso professionale da seguire sia tortuoso, non prevedibile, legato al possibile trasmutare di ogni esperienza in un vero tesoro (io intanto sorridevo sotto i baffi, pensando ai non poco metaforici cestini colmi di gomitoli, matasse ed esperimenti mai portati a termine, che lei in fiera ci invita a trasformare in coperte da Guinness o in piccole e grandi creazioni patchwork). Gli altri a far con le un unico coro.

La verità è che dovrei parlare di crochet e invece vi sto parlando, confusamente e a modo mio, di zen e dell’arte della manutenzione dell’uncinetto, forse in cerca del fantomatico uncinetto-lucciola, quello che di notte si illumina e ti permette di lavorare anche al buio: chi vorrebbe fare dell’attività creativa una professione, però, so che un po’ mi capirà.

Sapete una cosa? Essere ad Abilmente come blogger ufficiale vuol dire parlare con le creative del loro lavoro, sentirle condividere con naturalezza e schiettezza emozioni, visioni, ma anche fragilità e difficoltà. Una cosa, tra tutte, però, l’ho proprio capita: il bello per tutte è andare, pedalare, vento in poppa o a prua che sia, controvento magari, sempre però inseguendo una propria visione, quella sì ben focalizzata, sempre lasciando che siano la vita e la gente là fuori a contaminarla, anche se questo vuol dire superare la propria timidezza o introversione. Sembra ne valga sempre la pena: stare insieme arricchisce sempre. #unsognonegomitolo, se condiviso, partecipato, coltivato con dedizione e professionalità, crescerà con noi: se volete saperne di più (con spunti più o meno pratici sul come fare poi a tradurre tutto ciò nella vita reale), passate da We make a pair per leggere delle nuove professioni creative. La mia specialissima compagna di avventura, col cuore sempre al di là dell’ostacolo.
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Uno spettacolo tutto.
Avrei dovuto documentare tutto con un video!!!!!!
leggendo il tuo post mi sono emozionata…grazie!
Ti capisco Maria Teresa, nello scriverlo io piangevo come una fontana. La mia compagna di avventure, a fianco a me, mi prendeva bonariamente in giro per sdrammatizzare, ma so che in fondo capiva anche lei. Uh, come mi hanno smosso dentro i loro racconti…